19 nov 2010

MARCELO CIDADE | ROADS NOT TAKEN dal 4 dicembre 2010 al 5 febbraio 2011 @ Furini Arte Contemporanea a cura di Atto Belloli Ardessi e Ginevra Bria

Marcelo Cidade, con la progettazione di Roads not taken, decide di sorvegliare Roma, descrivendone il suo statuto di diversità. Con questa personale, l'artista evita ogni perdita d'esperienza e tocca l'esterno del mondo, passando attraverso il suo primo ambito di intervento: la città. Ne consegue un deciso confronto con la negazione, l'intuizione, e la diversione tra disponibilità e giuste distanze. Negli spazi di Nicola Furini Cidade si riappropria allegoricamente di volumi architettonici e di archeologie a cielo aperto, definendo sui supporti utilizzati un percorso al contrario, una sorta di lettura percettiva che ammette solo l'emergere di un limite non consentito. Il suo senso scultoreo per lo spazio arriva così a grattareinsistentemente l'origine strutturale di qualsiasi fondamenta, trasformando la non partecipazione della natura in un'opportunità per circoscrivere nuovo spazio.

L'artista Brasiliano, alla sua prima personale italiana, da quasi un decennio registra e affina lo stato dell'arte di confine, insistendo sull'utilizzo di pratiche eversive e informali che regnano nei domini e sui confini del regno urbano.

Cidade celebra l'intervento artistico spontaneo contribuendo, al tempo stesso, al continuo e immersivo cambiamento della città; universo che, secondo lui, attiva e contagia ogni forma d'arte contemporanea. L'abbondanza di pratiche anti-autoritarie e l'utilizzo di elementi rilevatori di un mondo esterno, rendono installazioni, interventi e operazioni artistiche delle perfettestrade non prese. Percorribili roads not taken che non si allontanano mai eccessivamente da una certa aura di illegalità e da un'estetica del vandalismo di origini strutturali; percorsi entrambi profondamente ancorati ad un'identità di matrice concretista dalla quale Cidade attinge con autorevolezza.

Cidade, a Roma, lavora su applicazioni, geometrie, codici e dissimulazioni della capitale, lasciando emergere tracce di un cambiamento d'approccio nelle pratiche dell'arte contemporanea. I suoi lavori riflettono decise impressioni poetiche, marchiate nella storia e nella conformazione della città. Nulla all'interno della sua prassi costruttiva è mera decorazione: Cidade è un dissimulatore ribelle, per elezione. Egli sperimenta la sensazione di territori estranei utilizzandoli, per reazione, come un foglio bianco, come una superficie sottesa. Un sotto-testo che descrive una complessa reteconcettuale fatta di effetti, azioni e riproduzioni pronti, all'occorrenza, ad invadere la culla del traffico. I sistemi di sorveglianza, i meccanismi di difesa, le tattiche di controllo e gli ostacoli dei confini, nei lavori di Cidade riportano l'occhio di chi guarda, su quella strada non presa che spesso è traccia critica di una natura aliena dell'arte. Segnalazione liminare di conquista.

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Marcelo Cidade exhibiting Roads not taken means to watch over Rome, describing its urban diversity statute.

Through this solo show, the artist avoids every loss of experience because he rather directly touch the external world, im-mediatly crossing his first intervention field: the city. It follows that becomes necessary a comparison with denial, intuition and digression between the availability of things and the perfect distance from products. Thanks to this project Cidade allegorically takes possession of architectures and open-air volumes, settling a path in reverse, a sort of perceptive reading which only allows a forbidden limit to emerge. His sculptural sense for space comes up to insistently scrape structural origins of every theoretical foundation, transforming the non-presence of Nature in an opportunity to circunscribe new portions of space.

The Brazilian artist, at his first solo show in Italy, has been recording and honing, for almost a decade, the state of the street art, using informal and subversive practices between the realms of Modernism and urban domain.

Cidade celebrates the artistic spontaneous intervention, while contributing, at the same time, to the continuous and immersive transformation of the city - a universe that, according to Cidade's visions, activates and contaminates every contemporary art form. The abundance of anti-authoritarian rituals and the application of signals, properly created to define an exterior world, make installations, interventions and artistic operations dedicated and realistic roads not taken. Not-chosen, but not forsaken, ways where never drifting away from their specific illegal aura and a structural aesthetic of vandalism. Both of this dimensions are deeply anchored to a Modernist sense for space and to its identità, a legacy which Cidade draws upon powerfully.

In Rome, Cidade will work on geometries, codes and dissimulations within the Italian capital, letting changing tracks emerge as a new approach for the actual contemporary art scenarios. His artworks will reflect poetic impressions, marked into city's history and nature. Nothing inside his constructive performance practice is just representation or simple decoration: Cidade is a foremost rebel dissimulator. He measures the sensation of foreign territories just using them, as a kind of reaction, as a white sheet, as a surface subjected to the whole physical reality. A subtext which describes a complex conceptual network composed by effects, actions and reproductions, all ready -at the first need- to overrun the cradle of traffic. Surveillance devices, control mechanisms, defensive tactics and border obstacles, distributed into the Cidade's artwork, bring the gaze upon a peculiar road not taken which often is a critic trace of a distant nature, abroad from the theater of art.